La storia di un viaggio. Dapprima verso le vette dell’Himalaya, e poi verso il continente indiano. Recarsi in seguito nella terra del Sol Levante, ricercando le proprie radici, e fermandosi ad esplorare i luoghi che conservano l'antico insegnamento buddista. E poi tornare in India, e viverla, tentando di comprenderne l’essenza. Infine, ritrovarsi nuovamente a casa nel piccolo Tibet indiano, che con dedizione e compassione continua a insegnare la via verso la conoscenza della vera natura dell’essere umano.

Friday, December 9, 2016

Grazie a tutti, un racconto per voi

Oggi, 9 dicembre 2016, ho deciso di raccontarmi un po’. Sarà l’ispirazione della montagna, sarà che ieri, per il compleanno ho ricevuto molti messaggi da tanti amici che non sentivo da anni. Sono stata felice, molto felice, e così, ho sentito il desiderio di raccontarvi un po’. Sono trascorsi parecchi anni, e con qualcuno di voi non ho mantenuto veri contatti. E così, eccomi qua. ;)

Fu esattamente sei anni fa, il 7 Dicembre 2010 quando partì dall’Italia per trasferirmi in India. Ho semplicemente abbandonato tutto ciò che avevo, amici, famiglia, studi, lavoro. Impachettato 23 anni della mia vita in uno zaino per iniziare una vita nuova. 

Fu uno shock. Un po’ per tutti. Qualcuno pensò che avessi semplicemente preso una sbandata per un ragazzo, qualcun’altro che fossi impaziente e poco costante. Ciò che realmente accadde non è esprimibile a parole. Fu una constatazione, di un instante, in cui vidi che non vi era alcun beneficio reale in ciò che stato facendo. E così non ebbi scelta, se non abbandonare tutto, senza molte spiegazioni, perchè certe cose devono essere provate, e non possono veramente essere spiegate. 

Non sapevo con precisione dove andavo, non sapevo nemmeno cosa stavo cercando.. sapevo solo che ciò che avevo fatto fino ad allora non sarebbe potuto continuare. 

E’ stato un viaggio lungo, con molte sofferenze, molte avventure, tante follie, e anche sorrisi. E’ stato un viaggio che mi ha cambiato, profondamente. Ho conosciuto lo yoga, il pensiero hinduista, la meditazione, ho praticato in vari monasteri, ritiratami dal mondo e dalla società per mesi. Mi sono anche sposata, ahah si, ma quasi nessuno dei miei amici l’ha veramente mai saputo, e poi divorziata, perchè la mia ricerca doveva continuare e non riuscivo a costruire una solida famiglia. 
E infine, sono approdata allo studio del pensiero buddista che fin dalla nascita mi ha accompagnato silenziosamente. A volte penso che tutto questo viaggio non fosse altro che una preparazione di purificazione, per insegnarmi ad osservare. Sì, proprio osservare, Osservare il mondo, proprio come il monaco del romanzo “Neve” di Fermine, che così si racconta “Un mattino, ci si sveglia. E’ il momento di ritardi dal mondo, per meglio sbalordisene. Un mattino, si prende il tempo per guardarsi vivere.”
E perchè tutto ciò? Perché imparare ad osservarsi? Perché desideravo imparare a fluire, a diventare acqua, fluida e limpida. Che ovunque vada continua imperterrita il suo cammino, senza attaccamento nè forma. E in questo continuo fluire l’acqua pulisce, purifica, guarisce. L’acqua che purifica, l’acqua che fluisce. Imparare ad osservare il proprio dolore con amore e compassione, sopportarlo con forza e costanza, senza farsi affliggere, e attendere. Attendere che si trasformi. Perché tutto è impermanente, il dolore come la gioia, e se lasciato semplicemente manifestare senza nessun tipo di rifiuto, si dissolverà nel vuoto, regalando un senso di libertà e pace. E poi di nuovo arriverà, e ancora ed ancora. Ripetutamente, perchè questa è la natura della nostra esistenza, e per quanto possiamo cercare di evitarlo, sempre ritornerà. Fino a quando non impareremo a lasciargli spazio, ad osservarlo manifestare e poi dissolversi. E allora, anche se porterà sofferenza, sarà una sofferenza diversa. Una sofferenza che nasce dalla manifestazione del dolore, ma che si sa svanirà. E noi, con amore e saggezza, lo lasceremo manifestare, in tutta la sua forza e violenza, senza repulsione, né avversione, ma con calma e tranquillità ne aspetteremo la trasformazione. Senza reale afflizione il nostro spirito ne rimane immune, come uno spettatore che osserva una tragicommedia.

Ora sono qui, ai piedi dell’Himalaya, continuando a studiare e praticare al meglio ciò che ho imparato dal pensiero hinduista e buddista. Vivo insieme alla comunità tibetana in esilio, e studio lingua tibetana, per meglio comprendere gli antichi testi e insegnamenti preservati nella cultura tibetana. Un anno ancora mi attende di studio intenso, e poi chissà. 

Perché la vita è buffa, imprevedibile, a tratti gioiosa, a tratti strazianti. Ma in fondo è un’occasione, unica e irreperibile. Un’esperienza che insegna e che forma. E come ieri papà mi ricordò, ogni anno che passa è come un mattone che serve a costruire la pace e saggezza dello spirito <3 


Grazie a tutti del pensiero, grazie delle vostre condivisioni, spero a presto, prestissimo. Akira