La storia di un viaggio. Dapprima verso le vette dell’Himalaya, e poi verso il continente indiano. Recarsi in seguito nella terra del Sol Levante, ricercando le proprie radici, e fermandosi ad esplorare i luoghi che conservano l'antico insegnamento buddista. E poi tornare in India, e viverla, tentando di comprenderne l’essenza. Infine, ritrovarsi nuovamente a casa nel piccolo Tibet indiano, che con dedizione e compassione continua a insegnare la via verso la conoscenza della vera natura dell’essere umano.

Saturday, April 23, 2011

Giapponesi si nasce.

Durante gli ultimi decenni il Giappone, terza potenza economica mondiale, si è mostrato al mondo intero come un Paese forte e determinato, dove tutto (o quasi) può essere, se non esattamente previsto, quanto meno risolto. La precisione, la lealtà e la devozione della popolazione sono state simbolo di una Nazione orgogliosa e attenta. Ma anche il Giappone nasconde i suoi scheletri, e più di altri paesi li sotterra e li azzittisce con vergogna e timore. 
Dopo l'incidente di Fukushima, i giornali non hanno smesso di parlarne. E più passa il tempo, più le notizie si fanno insistenti e dettagliate. Intanto, ci sono stati episodi di discriminazione per gli abitanti delle zone evacuate. Un conducente di una vettura targata Fukushima malamente additato da un passante, alcune persone a cui non è stato permesso di alloggiare in un albergo poichè provenienti dalle aree evacuate e addirittura dei bambini della prefettura "a rischio" trasferiti in altre zone accusati di aver radioattività. I mezzi mediatici tentano di informare la popolazione circa le radiazioni, i lori effetti, la loro forma di propagazione. Non si trasmettono da persona a persona!! Ma in realtà, quello che vedo è una gran frustrazione e delusione da parte di un governo, un comando a cui ci si era affidati e che forse, in fondo, non è poi così pulito e onesto come ha sempre voluto apparire agli occhi pubblici. Il pensiero va ai 260.000 hibakusha (i folgorati dalla bomba), ossia ai sopravvissuti ai bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, i quali sono stati discriminati e lasciati ai margini della società. E' vero certo che il governo ha dato loro una pensione, trattamenti medici speciali gratuiti e spese per i funerali, ma socialmente sono stati fonte di vergogna per l'intero Paese. Seiko Ikeda, una sopravvissuta spiega che "la discriminazione contro gli hibakusha è un fatto di cui è responsabile il governo giapponese. Se il Giappone avesse voluto schierarsi apertamente a sostegno degli "hibakusha", avrebbe dovuto assumersi la piena responsabilità per lo scoppio della guerra; fuggendo alle proprie responsabilità, ha accresciuto la sofferenza dei sopravvissuti. Noi abbiamo sempre chiesto che il governo dichiari le responsabilità giapponesi nella guerra. Non esiste una "guerra giusta". Per questo abbiamo continuato per oltre 60 anni a ripetere il nostro "no" alle armi nucleari e alla guerra in tutte le sue forme".
E dopo anni, ecco che l'isola nipponica non può più annegare nell'oceano di silenzio che la circonda, i propri lati oscuri. E' un paese tanto forte quanto debole ed effimero. Ma ciò non cancellerà l'orgoglio di essere giapponesi.


E l'acqua si riempie di schiuma il cielo di fumi
la chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi
uccelli che volano a stento malati di morte
il freddo interesse alla vita ha sbarrato le porte
Un'isola intera ha trovato nel mare una tomba
il falso progresso ha voluto provare una bomba
poi pioggia che toglie la sete alla terra che è viva
invece le porta la morte perché è radioattiva 
 Eppure il vento soffia ancora
spruzza l'acqua alle navi sulla prora
e sussurra canzoni tra le foglie
e bacia i fiori li bacia e non li coglie 
Un giorno il denaro ha scoperto la guerra mondiale
ha dato il suo putrido segno all'istinto bestiale
ha ucciso, bruciato, distrutto in un triste rosario
e tutta la terra si è avvolta di un nero sudario
e presto la chiave nascosta di nuovi segreti
così copriranno di fango persino i pianeti
vorranno inquinare le stelle la guerra tra i soli
i crimini contro la vita li chiamano errori 
 Eppure il vento soffia ancora
spruzza l'acqua alle navi sulla prora
e sussurra canzoni tra le foglie
e bacia i fiori li bacia e non li coglie 
Eppure sfiora le campagne
accarezza sui fianchi le montagne
e scompiglia le donne fra i capelli
e corre a gara in volo con gli uccelli 

Eppure il vento soffia ancora 

Tuesday, April 19, 2011

...and the life goes on...

Si sta ormai concludendo la stagione della fioritura dei ciliegi, ma non altrettanto si può dire circa la situazione nella centrale di Fukushima. L' Agenzia giapponese per la Sicurezza Nucleare ha dichiarato che sono stati rilevati livelli di radiazioni in aumento rispetto ai giorni passati, e cresce in Giappone la necessità di conoscere la situazione reale. Nello scorrere quotidiano ciascuno continua la propria esistenza senza aver tempo per troppe "distrazioni". Il lavoro, la devozione per l'azienda di cui fanno parte, il poco tempo libero restante per il riposo. E non bisogna dimenticare che in Giappone fin  da bambini si viene  istruiti a reagire in qualsiasi situazione senza cadere nel panico. Nelle scuole ogni mese vengono fatte almeno un paio di esercitazioni antiterremoto. Significative sono le indicazioni comportamentali che vengono date durante l'esercitazione: non correre, non spingere, non parlare, non agitare le persone intorno a te, mantenere la calma. Ecco una delle ragioni per cui il popolo giapponese appare agli occhi internazionali come un popolo pacifico e tranquillo. E anche durante un avvenimento così grave e devastante come quello dell' 11 marzo, tutti mantengono calma e precisione, senza mai abbattersi.

Il giornale Mainichi racconta del Kenka Tanabata, l'annuale festival che festeggia la fioritura dei ciliegi. Oltre duemila abitanti della città di Kensen (prefettura di Iwate), si sono riuniti la scorsa domenica. Musica, sake, speranze  e progetti per riscostruire la  loro città devastata dal terremoto, senza dimenticarne le vittime per le quali di prega in silenzio.

E contemporaneamente giornali e televisioni continuano a dare informazioni e notizie circa le conseguenze dell'incidente, ripetono che la situazione è totalmente instabile, che i livelli di radioattività sono alti e la Tepco dichiara che saranno necessari dai sei ai nove mesi per ristabilire la normalità alla centrale nucleare. Ma ovviamente no guarantees.

A Tokyo, intanto, si raccolgono fondi e si organizzano eventi pubblici, come il "Global PechaKucha Day - Inspire Japan" che sabato scorso ha visto riunite oltre 200 persone tra artisti, architetti e musicisti. Sono state esposte idee per aiutare il Giappone a raccogliere fondi, tramite i lavori e i progetti di diversi artisti. Il Giappone ha inspirato diversi generazioni di designers, - ha detto una partecipante - è ora tempo di inspirare il Giappone. 




Wednesday, April 13, 2011

Is something changing?

h.7.29 nuova scossa in Giappone, con epicentro a Fukushima. Pochi minuti dopo e la notizia fa il giro del mondo. I giornali (e i giornalisti) si mettono subito al lavoro. Ma cosa succede veramente in Giappone? Come reagiscono i giapponesi?

l'Anello di Fuoco
La popolazione nipponica è abituata alle scosse della crosta terreste, e sa bene che il proprio Paese è fortemente sismico, poichè si trova sul cosiddetto Anello di Fuoco. Circa il 90% dei terremoti e il 75% dei vulcani di tuttto il mondo sono presenti in quest'area. Lo tsunami in Indonesia il 26 dicembre 2004, il terremoto in Cile nel febbraio 2010 e altri casi di minore impatto si sono tutti verificati lungo l'Anello di Fuoco. La Madre Terra si sta risvegliando. C'è chi crede nella potenza divina che trascende ogni azione e volontà umana. C'è chi riconduce la causa di ogni avvenimento nelle scelte e nelle azioni dell'uomo, inteso come singolo individuo, o come collettività. E poi c'è chi percepisce un legame tra ogni singola azione umana e ogni avvenimento esterno. Un legame fondato sulla legge di una perfetta armonia tra il Tutto. La profonda conoscenza e accettazione di tutto ciò che accade e che esiste in quanto espressione in forme differenti di una sola Unità. L'insegnamento Zen.


"Tutto nello zen è nel presente. Non vi è futuro, né passato, tutto è ora. Non c’è alcun luogo verso cui andare, né da raggiungere, tutto è qui, tutto è un Unico Corpo, una sola cosa. Essendo già qui, siamo già alla fine del sentiero e siamo anche all’inizio. Non pratichiamo per diventare illuminati, non pratichiamo per realizzare qualcosa; pratichiamo perché siamo illuminati. Non mangiamo per vivere; poiché siamo vivi, mangiamo. […]
Di solito tendiamo a considerare la vita da una prospettiva lineare: facciamo qualcosa che causa l’accadere di qualcos’altro. Ma in realtà tutto accade in questo momento. Sembra esserci una sequenza lineare, ma non è reale. Guardando un film, pensiamo sia continuo, ma in realtà è formato da fotogrammi separati. La realtà, tutto, è qui in questo preciso momento. […]
Naturalmente, se smettiamo di respirare non vivremo molto a lungo. Respirare è la funzione stessa della vita, non si può non respirare. Ma respirare non causa la vita, è inseparabile da essa. Respirare è la vita. Non può essere separato dalla vita quanto l’umidità dall’acqua. L’unità di causa ed effetto è questa completa inseparabilità.
[…] Tutto è un Unico Corpo, tutto è una sola cosa. Ciò non significa che non vi sia cambiamento. Il Buddha Shakyamuni ha detto che tutto è cambiamento. È ciò, e cambia. È lo stato illuminato, e cambia. Se riusciamo davvero a vederlo, se lo assorbiamo fino in fondo, non ci si può sentire turbati riguardo a noi stessi, non ci si può sentire insoddisfatti o colpevoli di non agire nel modo giusto. […] Qualunque cosa sia, è lo stato illuminato.
Lo stato illuminato è il meglio che possa accadere in questo momento, ma il meglio nel senso che è quello che sta accadendo, e non c’è scelta. È in questo senso che diciamo che ogni cosa è perfetta così com’è, nel senso che è completa."   (Cerchio infinito di Bernie Glassman)
E sebbene la gran parte dei giapponesi non abbian gran conoscenza nè pratica a riguardo della filosofia zen, io credo che sia insito nei geni nipponici l'attitudine inconsapevole ad accettare tutto ciò che è per il solo fatto che, appunto, è. Ma durante questo ultimo mese qualcosa di diverso si percepisce nella capitale. I giornali nipponici riportano ora le stesse notizie della stampa internazionale circa la situazione a Fukushima, si assiste a manifestazioni anti-nucleare, l'area di evacuazione, intorno a Fukushima, viene estesa oltre i 20 km. 
L'accaduto dovrebbe far riflettere su ciò che siamo e ciò che facciamo. Se realmente agiamo quotidianamente in armonia e con rispetto verso il Tutto. E forse è proprio questo il messaggio che la Terra ci vuole ricordare.

Tuesday, April 12, 2011

Petali di ciliegio e polveri radioattive.

migration conditions from www.dwd.de
click on the image - cliccare sull'immagine


cherry blossom's forecast
Ancora una volta gli atteggiamenti umani riescono a stupirmi per la loro differenza e variabilità. Mentre il sito tedesco Deutscher Wetterdienst pubblica quotidianamente aggiornamenti sul movimento aereo delle particelle radioattive rilasciate dalle perdite delle centrale nucleare di Fukushima, i siti web giapponesi si occupano di pubblicare le previsioni per i giorni di massima fioritura dei ciliegi. E milioni di giapponesi si recano durante queste giornate nei parchi e nelle strade per ammirare (e fotografare) i fiori di ciliegio. 
La città di Tokyo che sa trasformarsi e adattarsi ai desideri dei propri cittadini riesce, nonostante tutto, a regalare momenti di semplice serenità, dimostrando nuovamente che ogni affermazione per quanto possa essere estrema, porta sempre con sè anche la negazione stessa (tutto ciò che è vero, è anche falso).



Passeggiando per Chidorigafuchi partecipo anche io alla contemplazione dei ciliegi. Ma un poco più tardi mi riferiscono che vi è stata una nuova scossa. Alle h.17.00, circa. Solo pochi istanti dopo, si scatena una pioggia primaverile. E nel frattempo lo stesso vento che potrebbe portare invisibili polveri radioattive, vivifica infiniti petali di ciliegio, che si levano dai rami, volando, ricoprono strade, specchi d'acqua, persone e alberi,  ricordando a tutti noi che è ancora possibile danzare sotto la pioggia di petali rosa.

Monday, April 11, 2011

Tokyo un mese dopo.

mappa terremoto-tsunami, epicentro
Sono trascorsi due mesi e mezzo dall'ultima volta che ho sono stata in Giappone. E un mese esatto dallo tsunami dell'11 marzo 2011.
Per una sottile coincidenza lo stesso giorno in cui il forte sisma ha colpito la costa nordest del Giappone, ho ricevuto una mail di conferma del mio volo Bangkok-Tokyo previsto per il 22 marzo.
Iwate, Ibaraki, Miyagi, Fukushima, sono le prefetture che hanno visto vittime e devastazione a causa dell'incontrollabile violenza della natura. Oltre 27mila i morti e i dispersi. Tokyo, che conta oltre 30 milioni di abitanti, pur essendo stata distante 400 km dall'epicentro, si è letteralmente bloccata. Elettricità, linee telefoniche, treni... tutto ciò che sostiene e permette la vita della megalopoli semplicemente non funzionava più. E poi la corsa verso i supermercati per accaparrarsi scatolette di cibo, bottiglie d'acqua e, chissà poi perchè, carta igienica. Chi è rientrato a casa dopo tre, cinque, sette ore di cammino (le distanze a Tokyo sono inimmaginabilmente lunghe), chi è rimasto a dormire in strada o in stazione, chi in ufficio o a scuola. 
Al panico degli abitanti, si sono aggiunti poi i reportage catastrofici della stampa internazionale. "Apocalisse in Giappone" sulla prima pagina dei maggiori quotidiani esteri per oltre una settimana dal giorno del terremoto. 
E infine l'emergenza nucleare. L'esplosione nella centrale di Fukushima, le fughe radioattive, l'incapacità generale di tenere sotto controllo l'arma piu micidiale e potente che l'umanità abbia mai avuto: l'energia nucleare. Ancora oggi, a un mese di distanza non è ben chiaro quel che sta accadendo a Fukushima. 
E se da una parte si hanno notizie esageratamente apocalittiche da parte dei quotidiani esteri, dall'altra, la stampa giapponese sminuisce vergognosamente (?) l'accaduto e le conseguenze.
Dieci giorni dopo il terremoto la situazione era ancora instabile, notizie allarmanti apparivano ovunque su siti internet, voli bloccati, ambasciate straniere che richiamavano in patria i cittadini. Tokyo si era completamente svuotata di tutti coloro che risiedevano "temporaneamente" nella città. 
Io, personalmente, ho viaggiato un giorno e una notte per raggiungere Bangkok, contattare China Eastern Airlines al fine di posticipare il mio volo. Non ci credevo quando con voce gentile e disponibile  mi veniva semplicemente domandato in che data avrei voluto volare per Tokyo. Nessuna penale, neppure per i voli acquistati online da motori di ricerca per biglietti lowcost e lastminute. Anzi, rimborso totale, se si desiderava. E poi, la corsa verso Ranong (Byrmania), l'allungamento del visto per la Thailandia, ancora una decina di giorni prima di raggiungere la terra del Sol Levante.
Sono atterrata a Narita il 4 aprile 2011. Non era cambiato nulla dall'ultima volta che ero stata in questo aereoporto. Apparentemente. Il solito via vai, i controlli alla dogana, la ricerca frenetica del treno Narita-Tokyo Station, gli stranieri che appena scesi dall'aereo inspiegabilmente si dissolvono e nel giro di pochi minuti ci si trova complemente circondati da soli giapponesi. Il primo incontro è un signore inglese di mezza età. E' arrivato a Tokyo per cercare qualche lavoro di volontariato nelle zone colpite dal sisma, e ha un grosso zaino pieno di vestiti da portare alla croce rossa giapponese. Ma non sa nemmeno dove sia e come si organizzi. 
Nel giro di un paio di ore raggiungo la stazione di Komagome, con l'aiuto di una ragazza non troppo generosa di sorrisi, appena rientrata dalle Hawaii "not for having fun, but jut for a conference", che mi spiega che "right now it is a really hard time for Japanese people". Appena (ri)entrata nella vita di Tokyo mi accorgo che qualcosa è profondamente cambiato. Non solo non c'è traccia di stranieri, ma i giapponesi hanno uno sguardo leggermente e quasi impercettibilmente indignato. Credo non siano stati molto felici di vedere stranieri scappare da Tokyo. Comprensibile, per alcuni aspetti. Tuttavia, per quanta comprensione io possa avere, ammetto di essermi "leggermente" alterata per la loro testardaggine, tale da non permettermi di utilizzare internet in un comunissimo internet point per il solo fatto di non ricordarmi l'indirizzo giapponese di residenza. "The law, Japanese law", dicono loro, eh si..."flexibility, awareness and consciouness", direi io. 
Ma i giapponesi hanno un modo tutto loro di agire e reagire. Mayo abbassa lo sguardo quando le chiedo cosa pensa di quello che è accaduto al Giappone e della questione nucleare. Ha ventidue anni e studia legge all'Università di Tokyo. Mi racconta di Hisako, una sua amica che è partita per fare volontariato nelle aree devastate dallo tsunami. Era incaricata di distribuire onigiri (polpette di riso) ai senzatetto. Le avevano raccomandato di sorridere sempre, qualsiasi cosa avesse visto e sentito. Ma non le avevano spiegato il dolore e la devastazione umana che avrebbe dovuto affrontare nello sguardo di quegl'uomini dispersi.
Tsubasa, invece, dopo essere rientrato dal lavoro alle h.26.00 (2 a.m.) mi osserva sbigottito. No, non c'è alcun problema a Tokyo, tutto regolare. Vicino a Fukushima sì, la situazione non deve essere facile, ma dopo quasi 17 ore di lavoro in qualità di "manager consultant", non ha molta voglia di parlarne. Si prepara un piatto di pasta alla carbonara preconfezionata, mezz' oretta di playstation e corre a letto. Lui ha ventitrè anni, ne ha vissuti sette negli Stati Uniti e si è laureato a Tokyo.
Diversi sono i pochi stranieri rimasti in Giappone. Appena ti incontrano domandano che ci fai in Giappone ora (o ancora), tra tsunami e radiazioni sono fuggiti tutti, dicono. Raccontano nei dettagli le ore di panico che hanno invaso Tokyo, commentano, giudicano, criticano la stampa giapponese ed elogiano il sentimento di solidarietà del popolo nipponico. E lo ammirano, forse anche con po' di invidia e rabbia, per la facilità e semplicità (a tratti incoscienza totale!) con cui accettano tutto ciò che accade. Perchè in fondo altro non è che il corso degli eventi naturali, contro il quale semplicemente shoganai (non ci si puo' far nulla).