La storia di un viaggio. Dapprima verso le vette dell’Himalaya, e poi verso il continente indiano. Recarsi in seguito nella terra del Sol Levante, ricercando le proprie radici, e fermandosi ad esplorare i luoghi che conservano l'antico insegnamento buddista. E poi tornare in India, e viverla, tentando di comprenderne l’essenza. Infine, ritrovarsi nuovamente a casa nel piccolo Tibet indiano, che con dedizione e compassione continua a insegnare la via verso la conoscenza della vera natura dell’essere umano.

Monday, October 31, 2011

Thursday, July 7, 2011

いってきます。

image by Benjamin Giletti 
E ancora una volta è giunto il momento di lasciare questo Giappone, così lontano e vicino allo stesso tempo. Il Paese del Primo Sole che tanto fa penare e a tratti si mostra insopportabile, ma che sa anche farsi amare e penetrare nell'animo di coloro che vi risiedono.
E se la vita dei tokyoiti continua sempre a procedere con regolare ritmo frenetico, tutti (o quasi) sanno che la situazione dopo il grande terremoto di quattro mesi fa, non è per nulla risolta e nemmeno lo sarà in breve tempo. 
Pur convivendo con continue preoccupazioni e paure (dal rogo di ieri in un impianto per lo smaltimento di scorie nucleari alle neo-mamme con sostanze radioattive presente nel loro latte), i giapponesi non ne proferiscono parola. Si fanno coraggio l'un l'altro, stringendosi vicini nel cuore e nella mente, la loro forza nasce dal non esprimere dolore e fatica, ma proseguire sempre a testa alta, senza mai fermarsi. "gaman" dicono. E se il contatto fisico è alquanto raro, persino in ambito familiare, (eccetto che nei treni super affollati, dove quasi ci si abbraccia per non cadere), il pensiero e l'inconscio collettivo mostra a coloro che sanno vedere al di là delle singole e evidenti percezioni, un unione di fratellanza fondata sul puro rispetto e devozione al Tutto.
Accade così che anziani giapponesi (in particolare ex-ingegnieri) si offrano volontari per lavorare nella disastrata centrale nucleare. Non kamikaze o suicidi, come sono stati appellati in Occidente, ma uomini responsabili e coscienti. E' stata la loro generazione a scegliere il nucleare, è dunque loro compito provvedere, anche perchè essendo anziani, hanno una prospettiva di vita più breve. Purezza e sentimentalismo che emergono anche nel semplice arigatou di Rikiya, dopo avergli detto che il Giappone mi piace molto. Sarà che i giapponesi trovino "super cool" gli italiani, sarà che siano molto gentili, ma sono certa che i vari arigatou ricevuti per aver professato di amare il Giappone e di non pensare che il disastro nucleare sia qualcosa di tragicamente grave e insormontabile, non erano solo frasi di cortesia. Questi rivelano un sentimento vero e puro di un popolo unito dalla forza del mare.
E dunque ora, a mia volta, ringrazio l'isola per il suo abbraccio materno dal quale è terribilmente arduo scivolare via. Pace e gioia a voi. ありがとうございました。

 

  南無妙法蓮華

Chanting brings out your buddha nature
feel the presence of the universal energy within you.
Be present in this moment, wake yourself up!
Do not worry about the past nor the future.
You are not inferior nor superior to anyone.
Try not to judge yourself or others,
see the good in yourself, see the good in others.
All people have a buddha nature.
See all situations in a positive light.
Everything is connected, everyone is connected.
We are one with the universe,
take responsability of your actions.
Unify. Find joy within yourself.
Be mindful of what you say.
Bring happiness to the listener. Have compassion.
Choose to be happy. Take action each day.
Encourage people.
Overcome your  obstacles. Heaven and hell are state of mind.
Be patient. Elevate your life conditions.
Contribute. Be grateful.
Answer your own pray by taking action. Have courage.
Everyone is equal. Cast off your arrogance and anger.
Nothing is that important.
Let go of those toxic thoughts.
Everything is impermanent. Even you.
Your world mirrors your thoughts.
Your action now determine your future.
Be in rythm with life. Practice daily.
Create a peaceful world.
This, too, shall pass. Don't worry.

Cantare fa emergere la tua buddhità,
fa percepire la presenza dell'energia universale dentro di te.
Sii presente in questo momento, sveglia te stesso!
Non preoccuparti per il passato nè per il futuro.
Non sei inferiore né superiore a nessuno.
Cerca di non giudicare te stesso nè altri,
vedi il buono in te stesso, vedi il buono negli altri.
Tutti noi possediamo l'illuminazione di buddha.
Guarda ogni situazione in luce positiva.
Tutto è collegato, tutti siamo collegati.
Siamo tutt'uno con l'universo,
assumiti la responsabilità delle tue azioni.
Unifica. Trova la gioia dentro di te.
Sii consapevole di quello che dici.
Porta la felicità a colui ascolta. Abbi compassione.
Scegli di essere felice. Agisci ogni giorno.
Incoraggia gli altri.
Supera i tuoi ostacoli. Paradiso e inferno sono stati d'animo.
Sii paziente. Eleva la tua condizione di vita.
Contribuisci. Sii grato.
Rispondi alle tue preghiere agendo. Abbi coraggio.
Siamo tutti uguali. Getta via la tua arroganza e rabbia.
Nulla è così importante.
Lascia andare quei pensieri tossici.
Tutto è impermanente. Anche tu.
Il tuo mondo rispecchia i tuoi pensieri.
La tua azione di ora determina il tuo futuro.
Sii in ritmo con la vita. Pratica quotidianamente.
Crea un mondo di pace.
Anche questo passerà. Non ti preoccupare.

片柳 光


Wednesday, July 6, 2011

しょうがない shoganai

E se non è la sola terra a misurarsi tanto spesso con il volto meno benevolo della natura, l’arcipelago nipponico è probabilmente quello che ne ha realizzata la più profonda trascrizione all’interno del proprio sistema culturale.     Nell’individuo e nella società giapponese vivono fianco a fianco un partecipe culto della natura e un freddo fenomenismo naturalistico. Com’è noto, ogni manifestazione della cultura nipponica presenta, anche in epoca postmoderna, incessanti rimandi alla realtà naturale, e in particolare alla vicenda delle stagioni, cioè al divenire della natura. L’atteggiamento con cui la mente giapponese si relaziona a tale divenire è improntato a un operoso fatalismo; in un orizzonte concettuale privo di particolari sporgenze metafisiche, essa si muove su un doppio binario: da un lato un pragmatismo a forte connotazione sociale, dall’altro una sommessa rassegnazione al corso degli eventi naturali. Così accanto all’intervento operativo, pianificato, meticoloso e disciplinato e rivolto pressoché esclusivamente al ripristino dei meccanismi produttivi, ha luogo un processo di razionalizzazione dell’ineluttabile, che immancabilmente approda al capolinea dello “shoganai”, “non ci si può fare nulla”, la frase/pensiero con cui ogni giapponese riesce a disarmare qualsiasi situazione di scacco.      (Il Foglio, 12 marzo 2011)


Saturday, July 2, 2011

DO YOU KNOW THAT...

DO YOU KNOW THAT anybody who has spent a TOTAL of 6+ months in UK, Ireland, Italy, Holland, Saudi Arabia, Spain, Germany, France, Belgium, Portugal, Switzerland, between the years of 1980 and 2004
and, anybody who has spent a TOTAL of 5+ years in Australia, Austria, Greece, Sweden, Denmark, Finland, Luxembourg, Iceland, Albania, Andorra, Croatia, San Marino, Slovakia, Slovenia, Serbia, Czech Republic, Vatican City, Hungary, Bulgaria, Poland, Bosnia, Herzegovina, Macedonia, Malta, Monaco, Montenegro, Norway, Lichtenstein, Romania, between the years 1980 and 2004
and of course (!!) anybody who has entered the country in the past four weeks CANNOT DONATE BLOOD FOR ALL HS LIFE?!
DO YOU KNOW THAT ogniqualvolta (in bicicletta) si incontrano gli addetti alla potatura degli alberi lungo i marciapiedi delle strade, vi è un'omino il quale ha il compito di fermare i lavori per "agevolare" il passaggio (ovviamente accompagnato da un insostituibile rituale saluto).
DO YOU KNOW THAT se un commesso di un grande magazzino dà per errore un'informazione sbagliata (come, per esempio, "ritorna pure in questo negozio per disdire il contratto", quando l'annullamento non può essere effettuato in quel negozio), il collega si sentirà in dovere di scusarsi umilmente all'incirca una decina di volte per il disturbo arreccato al cliente (e possibilmente rallegrarlo con un omaggio del negozio/compagnia stessa).
DO YOU KNOW THAT la gentilezza e ospitalità giapponese nasconde un profondo senso di fastidio nei confronti di coloro che vanno e vengono dall'isola? (che si sentano inconsciamente traditi, o forse in pericolo?)
DO YOU KNOW THAT i famosi horimono o irezumi (入れ墨) giapponesi (ossia i cosiddetti tatuaggi) hanno tradizione e origine antichissime in Giappone, risalente al VI secolo a.C., utilizzati fondamentalmente per ragioni spirituali? Strettamente legati, poi, alla nascita della cultura del "mondo fluttuante", conobbero un periodo di grande fioritura nel 1800, grazie alle opere del celebre artista Katsushika Hokusai che rappresentavano valorosi eroi dal corpo decorato, ribelli contro la corrotta burocrazia. Ma soprattutto, DO YOU KNOW THAT solo nel XIX secolo, quando il Paese si aprì all'Occidente, l'irezumi venne prescritto, poichè si temeva che lo sfoggio dei costumi autoctoni postesse apparire ridicolo agli occidentali?! (e fu così che l'arte tradizionale venne trasmessa segretamente e illegamente sui corpi degli appartenenti alla Yakuza, mafia giapponese). Ma ovviamente, anzichè rimanerne schifati, gli stranieri appartenenti ai ceti aristocratici la trovarono affascinante, tanto che il re inglese Giorgio V e lo Zar Nicola I, vennero in Giappone per farsi tatuare dai maestri locali. Eppure come si spiega che nel Giappone moderno è common think considerare i tatuaggi simbolo di "sporcizia" e "impurezza", tanto da vietare l'ingresso nelle onsen (bagno termali giapponesi) a coloro che ne possiedono uno sul corpo?! Che si tratti di un'esempio di manipolazione su usi, costumi e pensieri di massa?
HAVE YOU EVER THOUGHT THAT il Giappone è l'unica nazione asiatica ad essere entrata nel cosidetto "primo mondo" di cui da secoli USA e Europa ne detengono il primato? Ma è anche l'unica nazione del cosidetto "primo mondo" a considerare la propria dinastia imperiale di origine divina tanto da enumerare gli anni in base alla salita al trono dell'imperatore (secondo il calendario giapponese oggi è il 23年-July- 2).

Che la grande Tokyo, forse la metropoli più sognata e decantata nel mondo contemporaneo, emblema del potere economico giapponese, spogliata dei recenti grattacieli, della super avanzatissima tecnologia, e di tutti i confort moderni, ricordi sotto una luce particolare, quei contadini indiani privati della loro terra e inglobati in un sitema metropolitano (ovviamente sul modello occidentale), che non solo non gli appartiene, ma per di più li impoverisce e costringe a una vita di stenti? Gli stranieri vengono, sfruttano, usano. Incidono sulle tradizioni locali. Difficilmente lasciano. Per di più prendono. E alla loro partenza, ciò che rimane non è altro che un gran desiderio di emulazione, un nuovo duro compito da assolvere: il dover inglobare nella propria vita e tradizione, nuovi schemi e usi. E sempre, questo processo conosce sofferenza e repressione. Immaginate un po' l'inserimento di "valori" occidentali (primo fra tutti la competitività economica) in un popolo docile e mite, devoto alla propria guida politica/religiosa, e profondamente onesto e generoso nei confronti dei propri simili (tipiche caratteristiche di tutta l'antica Asia), e per di più residente in un'isola, il che ha ovviamente comportato per secoli il quasi totale isolamento da influenze esterne.. che conseguenze potrebbe mai apportare?! .. Non stupiamoci, quindi, se nella loro indole siano così rigidi, e non esattamente ben disposti nei confronti degli stranieri che vanno e vengono. Non stupiamoci se non possiamo donare il sangue, perchè temino che in passato, in Europa, avremmo potuto contrarre il virus della mucca pazza (d'altra parte questa è una norma degli USA, con la differenza che negli USA non pubblicizzano la donatura del sangue nelle stazioni perchè vi è un disperato bisogno negli ospedali..).
E non stupiamoci se il Giappone detiene il primato dei suicidi mondiali, come vi sentireste voi, privati inconsciamente della vostra memoria/arte storica per non sfigurare, e meglio emulare i nuovi conquistatori silenziosi che si insinuano nelle vostre case portandovi un pacchettino contenente nuovi usi e costumi così che possiate essere più produttivi e competitivi a livello mondiale?! Ovviamente accompagnato dagli auguri (e richiesta per devozione) del capo divino e politico.

Drago, animale ancestrale nell'immaginario collettivo giapponese, simbolo di fortuna e buon augurio rappresenta gli opposti dell’acqua e del fuoco e si pone come una sorta di conciliazione di opposti, lo yin e lo yang, la cui sola esistenza simboleggia un qualcosa di completo.

Thursday, June 23, 2011

Rispetto, devozione e arte.

Nel Giappone contemporaneo non vengono meno le tradizioni che da secoli affascinano il mondo occidentale. La ricerca e manifestazione continua verso l'armonia e la bellezza sono percepibili ovunque in questo Paese rigido e severo.
La lingua, per esempio, si differenzia sensibilmente a seconda del proprio interlocutore. Per un giapponese è fondamentale variare registro nel caso ci si rivolga a un proprio "superiore" o a un proprio "compagno maggiore" (senpai)  nell'ambito lavorativo (e qui il concetto di gerarchia è profondamente radicato), o anche a un persona più anziana anche di soli pochi anni. La differenza è principalmente nell'aggiunta di termini e locuzioni di cortesia, che non modificano il significato della frase, ma l'abbelliscono e l'armonizzano. A volte sembra quasi che vogliano onorare attraverso il suono delle parole.
Nei supermercati, poi, le cassiere intrattengono ripetendo il prezzo di ogni singolo prodotto acquistato, annunciano la somma che ricevono e contano il resto ad alta voce un paio di volte mostrando banconota per banconota. Il tutto di fronte agli occhi del cliente. Impossibile ricevere un resto sbagliato. Anche al momento della consegna dello stipendio viene ripetuto il classico rituale.
E il rito di gentilezza è presente un po' ovunque, durante i colloqui di lavoro, la consegna di volantini pubblicitari lungo le strade affollate, l'incontro fra due amici e così via. Nulla è, per così dire, semplice e improvvisato. Basti solo pensare che le recepioniste degli hotel (ma io penso anche le commesse delle maggior parte dei negozi) devono seguire un training per imparare a salutare, a rispondere al telefono e a porsi nei confronti del cliente (che in questo caso viene considerato "superiore").
Insomma, una dura scuola per apprendere le buone maniere e la gentilezza tipica giapponese. 

L'arte dell' Ikebana
Tutto ciò si sposa perfettamente con le tradizionali arti giapponesi (e ve ne sono moltissime (!!), dalle più classiche, come la pittura, la danza, il teatro a quelle più originale, come l'arte dell'arrangiare i fiori, ikebana, l'arte della cerimonia del tè, in pratica come fare, versare e bere il tè, l'arte del combattimento, cioè le arti marziali e tante altre). E la cosa più interessante è che lo studio di anche una sola singola arte racchiude i principi di base di tutte le altre.
 

Per esempio, l'arte della calligrafia (cioè la scrittura di ideogrammi), shodo 書道, ossia la via (道) della scrittura (書), si basa sul concetto che attraverso l'azione del pennello i gesti del calligrafo vengono convertiti in segni. E in questi singoli segni circola una forza (気 ki, ossia l'energia vitale della filosofia buddhista) che si armonizza nel rapporto tra una linea e un'altra. In altre parole, si dice che viene tracciato un percorso sulla carta che, per il suo carattere di istantaneità, simboleggia l'interiorità del calligrafo. Una specie di ritratto del "cuore".  

La composizione è ovviamente basata su rapporti proporzionali, ritmi, equilibri, pieni, vuoti, il tutto fondato su rigide nozioni e conoscenze storiche, stilistiche e formali. Un processo d'apprendimento, quindi, e di applicazione di tecniche per giungere a un affinamento interiore dell'individuo e al perfezionamento del sè. Si pensi che addirittura anche i samurai si dedicavano alla studio della calligrafia per sentire la forza del maestro e giungere alla Verità assoluta.
E' a dir poco disarmante percepire tanta bellezza e sensibilità così a lungo trasmesse da generazione a generazione. Soprattutto quando nel mondo contemporaneo giapponese ci si trova di fronte a individui che hanno dimenticato se stessi per devozione o rispetto, o meglio, in quanto devoti e portatori di rispetto forniscono un elegante alibi al proprio "io" al fine di non essere "costretti" a manifestare il proprio libero arbitrio e intuito. Una scelta verso un'esistenza sicura, protetta, unidirezionale e inconsapevole. La pace dell'anima senza "io".

無心 (mushin, "mente vuota")

Tuesday, June 14, 2011

e il Giappone fa i complimenti all'Italia!!!

E così il referendum anti nucleare italiano fa il giro del mondo e giunge anche in Giappone!!! WORLD CONNECTION!!! che l'umanità si stia realmente evolvendo verso una nuova coscienza?!

 



11 giugno, la grande manifestazione di Tokyo  
 
l'appello all'Italia


contro il nucleare.

Monday, June 13, 2011

日本の電車 (treno giapponese)

E' sufficiente avventurarsi nella ferrovia metropolitana di Tokyo per avere un quadro chiaro e multisfacettato della vita giapponese. 
Prima di tutto è bene sottolineare che per muoversi a Tokyo è fondamentale conoscere la rete delle linee ferroviare. La città, infatti si è sviluppata contemporaneamente alle infrastrutture che la attraversano e la rendono il più esteso agglomerato urbano al mondo. Tokyo è composta da numerosi quartieri sviluppatisi attorno ad una stazione ferroviaria. Ogni stazione, quindi, rappresenta un centro ed è il cuore pulsante e sociale del quartiere attorno.
Quindi, dopo aver studiato la mappa ferroviaria, e conoscendo la stazione alla quale si vuole giungere, si può iniziare il viaggio. 

mappa rete metropolitana di Tokyo
Al binario si troveranno alcuni numeri impressi a terra alternati a linee orizzontali. I numeri rappresentano il numero del vagone corrispondente che si fermerà in quel tratto, e le linee, invece, l'apertura delle porte che si apriranno esattamente in quel punto. Dunque, in corrispondenza di queste linee, si troveranno due lunghe file di persone perfettamente allineate, che all'arrivo del treno si separeranno e si posizioneranno alle due estremità delle porte. Con calma e diligenza attenderanno che tutti i passeggeri scendano dal treno prima di entrare ordinatamente. Nel frattempo, amorevoli impiegati ferroviari si occuperanno di controllare l'orario di arrivo e di partenza del treno in secondi (non in minuti!). Quindi, gentilmente augureranno buon viaggio ad ogni treno e daranno consigli pratici ai passeggeri. Per esempio, nelle giornate di pioggia vengono annunciati messaggi per non dimenticare l'ombrello. E' incredibile con quale amore e devozione questi impiegati svolgano il proprio lavoro. Si può percepire l'orgoglio e la soddisfazione ogni volta che il treno arriva e parte perfettamente al secondo. Retti e impettiti, nella loro impeccabile uniforme, si sentono degni servitori della Nazione e del suo buon funzionamento quotidiano. E' commuovente vedere tanto amore nello svolgere un impiego così poco apprezzato in occidente.

Appena saliti sul treno, poi, verrà annunciato di non parlare al telefono e di togliere la suoneria per non infastidire gli altri passeggeri. E allora si potrà osservare che quasi tutti, trascorrono il viaggio (spesso di un oltre un'ora, date le enormi distanze) a scrivere messaggi o navigare su internet tramite cellulare. Sembra essere una parte estesa del corpo stesso per quanto venga usato. Le poche eccezioni, si dedicheranno invece al riposo. Dormono, sognano, si appoggiano sulla spalla della persona seduta accanto come tanti bambini in gita scolastica svegliatisi troppo presto. E poi, nel caso, ci si addormenta anche in piedi. Soprattutto durante le ore di ressa, per non soffermarsi troppo sul fastidio causato dall'essere schiacciati e pressati, si chiudono gli occhi per rilassarsi un poco. 

E poi, ovviamente, a seconda delle diverse ore del giorno si incontrano mille diverse sfacettature. Nel pomeriggio, i treni un poco più vuoti e vivibili, ospitano bambini delle scuole elementari in divisa, perfettamente attrezzati per ogni evenienza, dal capellino di riconoscimento, al cellulare legato allo zainetto per chiamare a casa nel caso di imprevisti. E poi gli anziani che dopo una vita trascorsa al lavoro in ufficio, possono finalmente dedicarsi alle gite e alle scampagnate. Ed ecco quindi gli ex impiegati in tenuta sportiva e casual, oltre che con qualche doloretto causato dall'età.
La sera tardi, invece, i treni si riempiono di impiegati un poco ubriachi, in ritorno da una cena con i colleghi dopo una dozzina di ore di sano lavoro. Già assopiti, aggiungono minuti preziosi alle cinque ore di sonno che li attendono, prima di iniziare la nuova giornata.

E ciò che più stupirà è il religioso silenzio che aleggia nel treno. Sia che sia pieno, sia vuoto, le uniche voci che si odono sono i rari pianti dei neonati.

 

 (dal documentario Baraka, una visione della città di Tokyo)